Il bitcoin e le mining farm
Ultimamente si parla sempre più del bitcoin soprattutto in termini di consumi per crearlo. Devi sapere, in breve, che per produrre bitcoin (si dice minarlo) è necessaria una potenza di calcolo molto elevata. Infatti, per aggiudicarsi un bitcoin nuovo di zecca deve essere risolto un problema matematico molto complesso. Pertanto, più un calcolatore è potente, più sono le probabilità che risolva lui stesso il problema. Guadagnare dei bitcoin in questo modo, fa gola a molti, per cui nel tempo sono nate delle vere e proprie mining farm. Immaginale come dei capannoni sterminati, con migliaia di computer potentissimi che lavorano fra loro con un unico scopo: risolvere questi problemi matematici complessi al fine di aggiudicarsi bitcoin. Teoricamente anche noi potremmo usare il nostro pc per ‘minare’, ma non avremmo alcuna possibilità di sconfiggere queste potentissime minig farm, ovviamente. Ma che costi ci sono dietro? Una mining farm ha dei costi considerevoli, tenendo in considerazione la quantità di computer da acquistare e configurare e non parliamo di certo computer ordinari. Questi, infatti, hanno a bordo delle schede grafiche di nicchia. Ma non solo, questi calcolatori consumano energia elettrica… e tanta. Vanno alimentati e vanno anche raffreddati, tipicamene con impianti ad aria o ad acqua, impianti che a loro volta consumano molta energia. Questa questione ha sollevato delle serie implicazioni geopolitiche. Infatti, le società di mining tenderanno sempre più a svilupparsi in paesi dove il prezzo dell’energia è più basso. Vengono, inoltre, preferiti degli ambienti freddi, come i paesi del nord Europa o la Russia, in cui il raffreddamento dei calcolatori è ‘aiutato’ dalle normali condizioni ambientali. Se ti interessa anche il discorso dell’inquinamento ambientare delle mining farm, ho scritto un altro articolo, puoi andarci da qui.
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