Musk compra Twitter… e ora?

Il primo Tweet da nuovo proprietario della piattaforma, Elon Musk lo ha pubblicato il 25 aprile, poche ore prima dell’ufficialità dell’acquisto: “Spero che anche i miei peggiori critici rimarranno su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola”.

Adesso cambia tutto? È la domanda che circola sul web, dopo l’acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari. Ora se ne parlerà tantissimo; non solo di Twitter, ma in generale di concentrazione del potere economico, possibilità di influenzare opinioni e mercati, conflitti di interesse.


Ma quando si parla di Twitter, a quali numeri ci riferiamo? La piattaforma conta 217 milioni di utenti giornalieri attivi, ma è stato annunciato un piano di crescita che mira a raggiungerne 315 milioni, e 7,5 miliardi di dollari di ricavi entro la fine del 2023 (attualmente sono fermi a 5,08). Il tempo medio trascorso su Twitter è di 3,39 minuti per sessione e la vita di un tweet nello streaming del wall oscilla dai 15 ai 20 minuti. E poi c’è il modello di business: nell’ultimo trimestre del 2021 Twitter ha registrato un utile pari a 181,7 milioni. Google si attesta sui 16,2 miliardi, Facebook 9,2 miliardi. Confronti pesanti.


Al momento la possibilità di rendere l’algoritmo di Twitter open source, ossia aperto affinché si possano capire i criteri di classificazione dei contenuti, non sembra innescare particolare interesse nelle audience monitorate.
Analizzando le conversazioni, molti pensano che sia un grave errore lasciare completa libertà d’espressione a chiunque, in qualunque modo; le piattaforme user-generated content devono necessariamente prevedere forme di moderazione dei contenuti. Già in passato gli approcci più neutri si sono dimostrati insostenibili, dovendo poi predisporre delle barriere ai contenuti più radicali, violenti e polarizzanti.
Sono scarse anche le conversazioni sulle possibili soluzioni alla proliferazione dei Bot annunciate da Musk, mentre c’è molta curiosità per capire come risponderanno le altre piattaforme social media (soprattutto Facebook) a eventuali cambiamenti delle logiche con le quali l’algoritmo cataloga e spinge i contenuti.


Siamo di fronte ad una svolta complessiva che coinvolgerà tutte le piattaforme? Una nuova modalità di organizzazione dei contenuti e della trasparenza delle indicizzazioni dei post?
Oggi un algoritmo stabilisce cosa vediamo, e con che frequenza, ma non sappiamo con esattezza su quali presupposti, né come vengono analizzati i big data. Le formula degli algoritmi sono segrete, ma gli utenti si domandano cosa potrebbe accadere se un giorno venissero aperti. Se lo farà Twitter, sarà poi una scelta obbligata per tutti gli altri?
Per il momento gli investitori che sul web si sono espressi, sono divisi nei giudizi sull’acquisizione di Musk ma il sentiment è neutrale, con una leggera prevalenza di negatività. Non sembrano spaventati da possibili rivoluzioni e guardano con interesse l’evolversi dell’operazione.

 

Fonte: Skytg24.it

 

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